Il 10 febbraio di ogni anno, nel Giorno del Ricordo, istituto con legge dello Stato dal 2004, il nostro Paese rinnova la memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo dai territori dell’Istria, Dalmazia e Fiume, nel secondo dopoguerra, delle popolazioni di origine italiana.
Sul dramma al confine orientale è calato il silenzio per decenni. Il riconoscimento dell’intera comunità nazionale è stato tardivo nei confronti di una vicenda che ha assunto i contorni della pulizia etnica. Solo dopo il Duemila, su iniziativa del Quirinale, il diritto alla verità è stato riconosciuto e i presidenti Ciampi, Napolitano, Mattarella hanno in ogni occasione ribadito che l’istituzione del Giorno del Ricordo è un passo decisivo nella costruzione di una memoria condivisa che vuole ristabilire l’unità del Paese attorno ai valori della Costituzione, della pace, della democrazia. E una memoria condivisa assume il suo valore quando supera le visioni soggettive e si affida alla conoscenza storica oggettiva.
Con un alto senso dello Stato e della storia, dal Colle è stato sempre accompagnato il ricordo di quegli eventi ad iniziative tese all’incontro con le Nazioni, per costruire un Adriatico di pace in un'Europa di pace.
Tra gli obiettivi di questa Giornata, oltre alla solidarietà nei confronti di chi ha vissuto quella tragedia, è fondamentale il messaggio da affidare ai giovani, che si riassume come per il Giorno della Memoria ina una semplice ma decisiva espressione. “Mai più”.
Alle ragazze ed ai ragazzi pugliesi abbiamo anche altro da dire. Possiamo celebrare con orgoglio insieme a loro il buon esempio offerto in quegli anni dalla Puglia, che concorse ad accogliere con generosità i profughi dal confine orientale, dai Balcani e dalle isole greche, in quel convulso dopoguerra
Molte città in tutta la Puglia, hanno accolto i rifugiati e i principali Centri di raccolta vennero allestiti nel Gargano, a Barletta, Trani, Bari, Altamura, Santeramo e Brindisi.
Dati dell’Opera per l’Assistenza ai profughi giuliano-dalmati stimano in quasi quattromila gli ospiti, oltre 2000 dei quali nel capoluogo, nei campi di Santa Fara e al Villaggio Trieste. E le ricerche sull’accoglienza nel territorio regionale di famiglie espulse da Istria e Dalmazia sono state avviate in Puglia già prima dell’istituzione del Giorno del Ricordo, come viene riconosciuto dagli storici che hanno dedicato studi a quegli eventi.
Per questo, la Puglia oggi non assolve solo al dovere del ricordo, ma riconosce il valore di questa giornata ed esalta valori della fratellanza e dell’accoglienza affermati dalla sua gente in quegli anni. (fel)
09/02/2018